Commedia in atto unico
di Giacinto Gallina
spettacolo della rassegna 'Teatro in Museo'

 

 

L'opera, tratta da una pagina delle 'Memorie' di Carlo Goldoni, viene rappresentata per la prima volta a Venezia, dalla Compagnia Pietriboni, in occasione di una serata a beneficio del monumento al drammaturgo. Per lo stesso evento, Vittorio Salmini scrive prologo ed epilogo.

 

Sinossi
Il teatro italiano adesso? Non vi stupite se io non ne dico un gran bene. Quelli che adesso scrivono di teatro in Italia sono pochi e non hanno una sicura coscienza dell'arte loro.
…Essi non pensano ad informare tutta l'opera loro, ogni singolo dramma, ogni singola scena ad un criterio unico, qualunque esso sia.
Giacinto Gallina, intervista di Ugo Ojetti, Roma, 1895

La vicenda è tratta dalle Memorie di Carlo Goldoni e prende spunto da un episodio in cui il giovane Goldoni, fuggito da Venezia per debiti e per evase promesse matrimoniali, ripara a Milano col manoscritto del suo primo libretto d'opera: l'Amalassunta. L'azione si svolge in una scena unica, il salotto di casa di Antonio Grossatesta e sua moglie Elena, il primo modenese, cambiato da Gallina in veneziano, e viceversa per la seconda, trasformata da veneziana in modenese, per favorire gli scambi confidenziali di battute in dialetto tra i due uomini, e agevolare le lievi provocazioni verbali tra la donna e Goldoni. Gli altri personaggi, con la loro evidenza macchiettistica, fin dai nomi attribuitigli (Pelarini, Sbiaditi) sono ideazione galliniana. In questo contesto, i personaggi si possono quindi differenziare in due categorie specifiche: i personaggi realmente esistiti, e quelli di pura invenzione, entrambi necessari alla caratterizzazione della vicenda. I personaggi realmente esistiti si distinguono tra: Carlo Goldoni, giovane drammaturgo, nonché protagonista della commedia; Antonio Grossatesta, veneziano compositore di balli, che ospita Goldoni a Milano; sua moglie Elena, promotrice dell'incontro tra il drammaturgo e i cantanti lirici per la presentazione del suo libretto; il cantante lirico Caffarelli, eccentrico e vanitoso protagonista del teatro d'opera settecentesco. Tra i personaggi inventati emergono le caricature di un annoiato decoratore teatrale, Sbiaditi, per l'appunto, costretto ad ascoltare la lettura del libretto; le "seconde parti", cantanti lirici snobbati da Caffarelli e Clarice, proposti come figure in contrapposizione alle "prime donne", chiamati signor e signora Pelarini; e una serva.
Nella struttura della commedia, a differenza dei personaggi caricaturali, l'unico a mostrare un'evoluzione drammaturgica è il protagonista Carlo Goldoni, il quale, dopo la sfortunata lettura, interrotta più volte dai cantanti lirici, si interroga sul suo manoscritto, fino a compiere il gesto radicale e conclusivo in cui brucia il suo libretto. In seguito a tale gesto, auspica il ritorno a Venezia abbandonando definitivamente la scrittura teatrale, per intraprendere una più integrata professione sociale: l'avvocatura.

 

    

    

    

    

 

Prologo alla commedia
O cortesi signori, e voi bellissime
dame, di grazia porgetemi orecchio
benigno. Questa sera è naturale
che vi si venga innanzi peritosi
più del solito. Infatti non è lieve
compito nostro. Ma poiché bisogna
ben farsi coraggio, io rompo il ghiaccio
addirittura, come si conviene
al Prologo. E senz'altro vi presento
 un giovane poeta, il quale ha messo
in fallo il primo passo. Un certo Carlo
Goldoni, a cui, come intervien del resto
a ogni fedel cristiano, le ciambelle
riuscian talvolta senza buco, e allora…
Oh, allora… non sapea più starsi in bilico;
né disperava soltanto d'attori
e d'attrici, di critica e di pubblico,
ma fin dell'arte e di se stesso. Tale
mostro vi fia su queste scene
omonime, tra poco. E in due parole
vi dichiaro il pensier della commedia.
Sentite. Spesso affronta il viaggiatore
ogni guisa di stenti e di perigli
per indagare dell'egizio fiume
le fonti oscure, e se talun vi venga
a dir che non c'è sugo, in conto abbiatelo
da citrullo e poltron. O non importa
saper forse onde vengan le grandi
cose, e in che modo vengano? Per me
ogni grand'uomo è un Nilo, alle cui fonti
risalir denno sempre di conserva
critica e storia. Tanto meglio poi,
tanto meglio, se invece di coteste
rigide suore, ci riporti su
colle lor note e guida, quell'onesta
lusinghiera che è l'arte. Or, c'è nessuno
al mondo, il qual, potendo, non s'elegga
di farle senza scomodo le gite?
Metto pegno che Grant, Burton e il povero
nostro Miani benché infaticabili
al cammino, sdegnato non avrebbero
da qualche nume amico il don di un soffice
carro, tirato da cavalli alipedi,
per trasvolar sull'infinite sabbie,
e giungere in brev'ora fino agli intimi
laghi africani. Ebben, portavi giusto
in carrozza alle origini del fiume
goldoniano, gli è ciò che s'appartiene
al mio collega, e per tal modo uditi
vi fien non letti od obbliati aneddoti.
Ha ben altro a far oggi il colto publico
che a compulsar dei libri vecchi… A noi
siffatte cure, a lui batter le mani…
Se gli piace, si sa. E quanto ai pochi
giovani ingegni insoddisfatti d'ogni
godimento comun, sia di dovizie,
di fasto o di bellezza e desiosi
d'alcunché di parente o almen d'affine
con ciò che ha nome gloria, e' vedran cosa
molto importante, ed è che niuno apprende
a far bene, se prima non cominci
comunque a far… Si casca? uopo è rizzarsi;
e se alcun membro indolenzito è troppo,
camminare… che so io? colle mani
e coi piedi… ma muoversi… agitarsi…
non restar lì in grugniti a mulinare
sconfitte. Liberissime le smanie
e gli sconforti, ma ad un patto, quello
della riscossa. Il male per un giovane
non è tanto il mal far, quanto il non fare;
perocché, in verità, chi non ritenti
fallita prova, non ha più giudizio
di quel tale scolastico che stato
in punto d'affogar, fa sacramento
che acqua più tocca non avrìa, se destro
prima non fosse al nuoto… Oh, troppe ciarle…
e son ben corsi i due minuti. Dunque
fo punto. La parola al mio collega.

 


Documentazione fotografica dello spettacolo (interno del palazzo di Ca' Rezzonico)
di Marco Ferracuti

 

    

    

    

    

 

Personaggi
Ruolo in ordine di apparizione     
    
Antonio Grossatesta compositore di balli
Elena sua moglie
un domestico
Carlo Goldoni
Peralini secondo tenore
Eleonora sua moglie
Caffarelli musico    
Clarice prima donna    
Sbiaditi decoratore

L'azione succede a Milano nel 1733

 


Descrizione scena
Salotto in casa di Grossatesta, arredato con eleganza e buon gusto. Due porte laterali ed una comune. In fondo al caminetto, uno specchio ecc.

 


Scena 1
Elena e Antonio

Elena termina di acconciarsi allo specchio.

Antonio (entrando dalla sinistra) Cospetto! Stasera volete essere bella ad ogni costo.
Elena Grazie del complimento.
Antonio Scusate, volevo dire più bella del solito. E si potrebbe conoscere la cagione di questa a curata e davvero elegantissima toilette?
Elena Sapete bene che stasera avremo le solite visite e non voglio dare il gusto alla signora prima donna di criticare il mio abbigliamento e di ridere alle mie spalle col signor Caffarelli.
Antonio Voi foste sempre superiore a queste piccole vanità e poi la signora Clarice non potrà mai perdonarvi un difetto: di essere cioè molto più bella di lei.
Elena Ah! Ah! Adesso siete molto gentile.
Antonio Sono di buon umore.
Elena Anch'io e perciò vi dirò che mi sono fatta più bella del solito… per voi.
Antonio (con bel garbo) Godo che siate allegra, ma non m'illudo. È piuttosto ben naturale che, aspettando un giovane forestiere raccomandato al marito, una signora gentile come voi procuri di riceverlo con galanteria e di far mostra di tutti i suoi vezzi.
Elena Ecco la gelosia che trapela da quel sorrisetto stentato!
Antonio Decisamente non posso più scherzare. Io geloso?!
Elena Eh! Via, ci conosciamo da un pezzo. Voi cercate di frenarvi, di vincervi e ve ne sono grata, ma non sempre riuscite. Del resto avreste potuto risparmiare a voi la briga di presentarmi questo signor Goldoni e a me la noia di riceverlo.
Antonio Andiamo, non mi tenete il broncio. Ho conosciuto il signor Goldoni in casa di Sua Eccellenza Bartolini che me lo raccomandò caldamente. Figuratevi se non farò buon viso a un mio concittadino; se non mi farò onore col rappresentante della nostra Repubblica. E poi il signor Goldoni è un bravo e simpatico giovinotto; a Venezia è molto conosciuto e sono sicuro che gli farete lieta accoglienza. Quando posso essere utile al mio concittadino io mi ingrasso; e voglio che a Venezia i diga che el signor Grossatesta xe sempre un cortesan e so mugier, quela còcola che quando la balava la faceva pianger coi so bei penini, xe una vera gentildona.
Elena Se parlate in veneziano, io parlo in modenese e allora ci intenderemo per benino.
Antonio Scusatemi, non mi ricordavo la vostra antipatia pel mio dialetto. Dunque accoglierete bene il signor Goldoni?
Elena Sentite: o questo signore è molto brutto o l'amore di patria è più forte della vostra gelosia.
Antonio Vi prego di credere che a Venezia gli uomini sono tutti belli.
Elena Da che non ci siete più voi!... Oh! M'è scappata!
Antonio Anzi credo che il signor Goldoni sia molto fortunato colle donne… deve essere partito da Venezia per interessi di cuore.
Elena Sarà, ma non credo. Avvocato e poeta! Mi pare di vederlo: pallido, brutto, dimesso (imitando il veneziano con caricatura) "Caro sior Grossatesta, me racomando ala sua protezion, no la mi sbandoni…", "Ma cossa dìsela sior Goldoni, cospetonasso! Me maravegio…", "I me lo diçeva che la xe tanto bon, tanto bon, tanto bon…". Ah! Ah! Ah!
Antonio Avete giurato di farmi arrabbiare!
Elena Mi vendico de' vostri momenti di gelosia.
Servo (annuncia) Il signor avvocato Carlo Goldoni.
Antonio Fatelo passare. (esce il servo) Per carità, Elena, mi raccomando.
Elena "No la me sbandoni (come sopra) … cossa dìsela…".
Antonio Ma via, state biona!
Elena Però vi avverto che se è molto brutto o molto sciocco io me ne vado.
Antonio Santa pazienza!

 


Scena 2
Goldoni e detti

Antonio (andandogli incontro con cordialità) Oh! Bravo signor Goldoni, noi vi attendevamo con impazienza; siete stato di parola e ve ne siamo grati.
Goldoni (elegante nel vestito, disinvolto e grazioso nel porgere) Ecco un "noi" che mi lusinga moltissimo.
Antonio Cara Elena, vi presento l'avvocato Goldoni che vi è raccomandato anche da Sua Eccellenza Bartolini.
Goldoni Ben fortunato di baciare la mano alla dea che ha deliziato i pubblici d'Italia ed ha, purtroppo, abbandonato le scene così presto.
Elena Siete molto gentile, ma vi assicuro che Tersicore non piange pel mio abbandono.
Goldoni Non sono in relazione alle divinità dell'Olimpo per saperlo; ma posso assicurarvi che piangono molti mortali… eccettuato vostro marito.
Elena Vi perdono la bugia in grazia della cortese intenzione. Ma accomodatevi.
Antonio (passa vicino ad Elena per darle una sedia; piano) È molto sciocco?
Elena (piano ad Antonio) È un caro giovane!
Antonio Benedette donne, sempre da un eccesso all'altro! (siedono, Goldoni nel mezzo)
Elena Se non mi inganno, signor Goldoni, io ho dei diritti per dirmi vostra concittadina. A Modena intesi a parlar molto della famiglia Goldoni.
Antonio Vi prego di credere che il signor Goldoni è nato a Venezia.
Elena Decidete voi, poiché mio marito non vuol concedermi quest'onore.
Goldoni Voi mi confondete, signora. In questo momento arriverei quasi a desiderare di essere nato a Modena che del resto mi è carissima. Ivi stanno le memorie della nostra agiatezza, che finì con mio nonno; ma a Venezia quelle del lavoro che cominciò con mio padre. Amo Modena per le tradizioni della mia famiglia, ma adoro Venezia perché colà nacqui e trascorsi i più begli anni, perché (volgendosi ad Antonio) infati me sento venezian ne l'anima, perché là go lassà la mia povera mama…
Antonio E perché gavemo lassà el cuor… in frégole. (con furberia)
Goldoni Eh! Pur tropo, vecio, go lassà el cuor… (cambiando tono) ossia mezo cuor, perché st'altro mezo me lo son portà adrìo… per tuto quelo che pol nasser.
Elena Ah! Ah! Ah! Sembra però che non vi abbiate lasciato il buon umore.
Goldoni Neppure per sogno. Omo alegro el çiel lo giuda! E quanto più la fortuna si prende gioco di me, tanto più me ne rido.
Antonio Un poco ala volta, Betina se volta… Non ridete se parlo male il veneziano; mia moglie non può soffrirlo ed io l'ho disimparato.
Elena Non è che non lo possa soffrire: non lo comprendo.
Goldoni Come? No la capisse el nostro dialeto; el nostro dialeto che xe el più façile, el più dolçe de tuti e che parlà da una bela signora, per esempio da ela, el somegerìa a una musica de paradiso che vegnisse fora da un bòcolo de rosa. Me capìssela?
Antonio Eh! Eh!
Elena Oh! Perfettamente! Anzi mi avete riconciliata col vostro dialetto.
Antonio (un po' indispettito, ma facendo sempre l'indifferente) Non le date retta, lo dice per complimento.
Goldoni Caro amigo ve invidio, perché se fusse al vostro posto vorìa ridurla a parlar el venezian come mi.
Antonio (come sopra) Ah! Ah!
Elena Eh! Via, queste cose non si dicono quando si ha lasciato il cuore "in fregole" a Venezia.
Goldoni Ho detto metà del cuore (con intenzione, ma accorgendosi di qualche moto di gelosia di Antonio cambia tono) però l'altra metà è tutta della mia Amalassunta.
Antonio (contento di sviare il discorso) Ah! Bravo, il melodramma che volete dare al teatro dell'opera.
Goldoni Magari! Questa è la mia sola aspirazione e si può dire che dall'esito del mio lavoro dipende il mio avvenire.
Elena Che tuono davvero melodrammatico!
Antonio Dopo aver fatto girare la testa alle ragazze di Venezia, vuol farla girare al pubblico di Milano.
Elena È dunque vero che siete un terribile conquistatote?
Goldoni Misericordia! Non c'è stato uomo più burlato di me dalle signore donne.
Elena Ah! Ah! Mi piace la modestia!
Antonio Via, caro don Giovanni, non faccia la vittima.
Goldoni Volete udire in due parole la storia delle mie avventure galanti? Vi servo subito: a quindici anni, ohimè! la serva di casa versò una lacrima alla mia partenza da Modena pel collegio ed io mi accorsi, troppo tardi, di quella mia prima conquista. Io versai uno zecchino nelle sue mani, ella se lo pose al cuore e sparì. A diciotto anni mi innamorai degli occhi di una bella fanciulla; la sua cameriera si innamorò de' miei!
Elena Eravate predestinato!
Goldoni Mi burlarono entrambe. A venti anni, una educanda mi fece sospirare un bel pezzo e si sposò il tutore settuagenario. Rispettava tanto la vecchiaia! A ventidue anni, m'innamorai di una bellezza troppo sentimentale e a dire il vero la abbandonai io, per certe mie ragioni di previdenza ed una certa antipatia che ho pel sentimentalismo. Ed ecco finita la storia di questo don Giovanni.
Elena Un don Giovanni piuttosto ingenuo.
Antonio Ma non siete stato mai come diciamo noi "coto"?
Goldoni Pur tropo son stato coto, biscotà, brustolà e xe un miracolo se la go portada fora.
Elena Siamo discreti e non vogliamo saperne di più.
Goldoni No, no; non è già un segreto e poi la cordialità colla quale mi avete accolto mi ispira confidenza e avete quasi il diritto di saper perché mi trovo qui. Io amava con trasporto una giovinetta ed erasi già stabilita l'epoca delle nozze. Ella era abbastanza ricca; io mi era laureato per compiacere mia madre ed avevo anche sostenuta, dicono, con grande onore una causa. Quando arrivammo al punto di compiere la mia felicità si fece dai parenti della fanciulla una miserabile questione di interesse, una mistificazione, un pasticcio che vi risparmio la noia di conoscere: in breve, ho capito che si voleva trarmi in rete. Però avrei fatto qualunque sacrificio se colei che amava tanto si fosse mostrata estranea alle mene de' suoi; se avesse avuto per me il più piccolo slancio d'affetto. Ma tutto era calcolo, interesse, menzogna!
Elena Povero signor Goldoni, dovete avere una ben triste opinione delle donne.
Goldoni Me ne guardi il cielo! Se sono sempre capitato male, mio danno; ma io avrò sempre rispetto e devozione per la donna finché mi batterà il cuore per le cose belle e gentili.
Elena Ve ne ringrazio. E poi?
Antonio E poi? E poi?
Goldoni Sostenni l'atroce lotta dell'amore colla ragione; mia madre mi convinse che avevo bisogno di una risoluzione violenta, si rassegnò al mio abbandono ed io partii da Venezia nel momento più lusinghiero per me: mentre ero acclamato da tutta la curia. (accalorandosi sempre più) Abbandonai parenti, amici, onori, professione, mia madre… rimasta sola e partii (cambiando tono) portando però meco un tesoro: l'Amalassunta, scritta nel mio studiolo d'avvocato, tra un articolo del codice ed un sospiro d'amore e questa Amalassunta la metto ora sotto la vostra protezione.
Elena Mi piace il vostro carattere, la vostra franchezza e vi aiuteremo per quanto sta in noi.
Antonio E il nostro amabile veneziano diverrà il librettista in voga.
Goldoni Non ho questa pretenzione: mi basta soltanto di porre il piede sulle tavole del palcoscenico e poi lascerò subito il coturno per calzare il socco.
Elena Come? Vorreste dedicarvi alla commedia?
Goldoni Questo è il sogno di tutta la mia vita.
Antonio Eh! Via, non lo dite neppure per celia.
Elena Un uomo d'ingegno e di spirito come voi, vorrebbe dedicarsi alla commedia, in Italia?
Goldoni Lo so pur troppo che il teatro comico da noi sì florido una volta, più non esiste; ma io ho sempre bramato di vedere la mia patria anche in questo pari alle altre nazioni. Conosco tutto quello che vorreste dirmi: il teatro è pessimo, gli attori sono istrioni, il pubblico è viziato; ma non importa. Lotterò, combatterò e chissà che non ne riesca vincitore.
Antonio Scusate veh! Ma mi fate quasi ridere; vedo che avete delle poesie per il capo.
Goldoni Vi parlo del miglior senno.
Elena Credete a me, signor Goldoni, voi troverete nel teatro quello che avete trovato nell'amore. Comincerete col riderne come colla serva di Modena e finirete col lasciarvi il cuore, come colla signorina di Venezia.
Antonio Non arriverà a questo punto, perché fatto il primo passo ritornerà indietro.
Goldoni Amico mio, la mia risoluzione è presa. Io potrei riuscire un buon avvocato, condurre una vita tranquilla, agiata; essere amato, rispettato da tutti; capirete bene che quando si rinuncia a tutto ciò, bisogna sentirsi qualche cosa qui dentro che vi dice: quella è la tua strada! Qualche cosa che vi dà una balda sicurezza di voi stesso. Ed io ho questa sicurezza; ho venticinque anni, sono pieno di fede e di coraggio e, fatto il primo passo, vi assicuro, non tornerò indietro.
Elena Non vi credeva davvero tanto entusiasta!
Antonio Ma quando pure aveste il genio di Molière, quando pure diventaste celebre, che cosa avreste guadagnato? Disinganni, amarezze e miseria.
Goldoni E che importa? Io credo che tutti gli uomini abbiano una missione da compiere, una battaglia da combattere. La mia è questa; il mio campo è il palcoscenico, il mio premio è di rendere un giorno contenta di me mia madre. E di comparire dinanzi a colei che mi ha ingannato e dirle: (assai accalorato) per ti quasi me perdeva, ma l'arte me ga salvà. No ti ga capìo che cuor bateva qua drento; ma mi me son vendicà. El tempo che te sbianchisse i cavéi e te tol la freschezza, a mi me porta applausi, gloria, onori, (con sdegno e quasi fuori di sé, alzandosi, si alzano pure Elena e Antonio) e intanto che ti ti diventi una vecia, mi so' deventà un poeta… (si avvede d'essersi lasciato trasportare) Per carità, scuseme… ve go da parer un mato… Ma fu un momento di caldo… è passato, è passato!
Elena Bravo signor Goldoni, il vostro entusiasmo mi ha convinta e sento che voi riuscirete.
Goldoni Grazie, aiutatemi dunque al primo passo e poi vedrete che camminerò da solo sorretto dalla fede e… zitto che nessuno senta, un pochino dal mio ingegno.
Antonio Pensateci amico mio, io ho stima del vostro ingegno; ma se un giorno stanco, disingannato, vorrete tornar indietro e fosse tardi, dove troverete la fede?
Goldoni Dove? (un momento di pausa, Goldoni guarda Elena che gli sorride) Nel sorriso di una donna gentile… (le stringe la mano, poi avvedendosi della gelosia di Antonio, gli porge la mano) nela streta de man de un galantomo!
Elena Oh! Sentite una bella idea! A momenti verranno da noi gli artisti dell'Opera, come tutti i venerdì, essendoci riposo al Teatro. Dovreste farci la lettura della Amalassunta e mi impegno io di farla accettare.
Antonio Sì, certo; stasera vengono Caffarelli, Clarice…
Goldoni (contento assai) Stasera?
Elena A momenti.
Goldoni E voi volete…?
Elena Se però non vi spiace.
Goldoni (le bacia la mano con trasporto) Siete la più adorabile fra tutte le donne. (avvedendosi di Antonio come sopra) Scusé, savé, ma fra compatrioti no se ghe bada.
Antonio Andé là che se' un bel tomo!
Goldoni Vado a prendere il manoscritto e ritorno. Non sapete quanto mi avete consolato.
Antonio Però vi avverto che questi artisti sono un pochino originali. Caffarelli è superbo…
Elena La prima donna, molto suscettibile, è sempre in rotta colle seconde parti.
Goldoni Ma a me che cosa importa? Purchè mi lascino leggere il melodramma e lo propongano alla direzione, mi faccio, se vogliono, anche bastonare. Ah! Gera un toco che no me sentiva el cuor cussì legiero e tutto el merito xe vostro.
Antonio Ma che! Godo che siate contento.
Goldoni Altro che contento. Stasera leggo il lavoro, viene accettato, guadagno un centinaio di zecchini (ad Antonio) che, a dirvela in recia, me sarìa çento ànzoli; me fasso un poco de nome e po me meto a farghe la corte a madama Talìa. (per partire)
Elena E allora ci metterete in commedia?
Goldoni (dopo breve pausa torna indietro) Sì, scriverò… La donna di garbo (le bacia la mano, poi la solita azione di Antonio) e… El cortesan venezian. In do salti vado e vegno. (via molto allegro)

 


Scena 3
Elena e Antonio, poi il servo

Elena È veramente un uomo simpatico.
Antonio Ve ne siete persuasa?
Elena Sfido io a non esserlo!
Antonio Non vorrei che ve ne foste persuasa un po' troppo.
Elena Eh! Via, dovreste conoscermi. Se prendo interesse per il signor Goldoni, lo faccio per compiacervi.
Antonio Sì, avete ragione. Procuriamo dunque che questa lettura abbia buon esito.
Elena Se Clarice e Caffarelli vengono prima, li disporremo bene e una volta contenti loro, il dramma può dirsi accettato.
Antonio Purché non succedano i soliti litigi tra Clarice e la moglie di Pelarini.
Elena Pregherò io Eleonora di sfogarsi, pizzicando come fa sempre il braccio del marito.
Servo (annuncia) Il signor Pelarini e sua moglie.
Antonio Eccoli appunto, tanto meglio; fateli passare e portate i lumi. (esce il servo)
Elena Riceviamoli bene e procuriamo che regni il buon umore.

 


Scena 4
Eleonora, Pelarini e detti

Il servo porta i lumi ed esce.

Elena Buona sera, Eleonora, addio Pelarini.
Antonio Buona sera, cari amici.
Eleonora e Pelarini (secchi) Buona sera.
Elena Che cosa avete? Mi sembrate di cattivo umore.
Eleonora Oh! Io no di certo. Tutt'altro.
Pelarini (facendo eco) Tutt'altro.
Antonio Via, avete qualche dispiacere?
Eleonora Oibò, siamo venuti a salutarvi un po' prima del solito, perché stasera andiamo a casa per tempo.
Pelarini (facendo eco) Per tempo.
Antonio E perché?
Eleonora Perché non voglio trovarmi più fuori di Teatro colla signora prima donna.
Pelarini Né col signor Caffarelli.
Eleonora E siccome voi preferirete alla nostra la compagnia della signora prima donna…
Pelarini E del signor Caffarelli…
Eleonora Così saremo costretti a non venire più in casa vostra.
Antonio Andiamo, raccontate che cosa è accaduto.
Elena E speriamo che si accomoderà ogni cosa.
Eleonora Oh! Stavolta non transigo. Figuratevi che questa mattina alle prove dell'opera nuova, nel finale del secondo atto, la signora Clarice pretendeva ch'io le tenessi su lo strascico della veste, per la ragione che essa è la regina ed io la damigella di onore.  E siccome io le ho detto che alle prove non tengo su niente, ella mi apostrofò dicendomi ch'io sono un'ultima parte, che devo obbedirla e che so io! Ma le ho risposto per le rime, veh!
Pelarini E Caffarelli ci ha fatto strapazzare dal direttore degli spettacoli. Quel musico antipatico!
Eleonora Prima di tutto io sono seconda donna perché non faccio come cert'une… basta, m'intendo io! E poi fuori di Teatro sono prima donna quanto lei ed alle prove non sostengo nulla.
Antonio Questa è logica!
Pelarini Ed io come uomo credo di esser pari al signor Caffarelli… cioè, per fortuna, credo di essere molto più uomo di lui. Ed è tempo di finirla con queste superiorità! Ditelo voi, che pur essendo quel po' po' di compositore di balli, colonna principale dello spettacolo, non avete per nulla queste prosopopee ridicole e schifose.
Eleonora Bravo!
Elena Ed è questo il grande avvenimento?
Eleonora Io ho giurato di non guardar più in faccia la signora Clarice e così deve far lui. (accennando al marito)
Antonio Sotto la solita pena. (mostrando di dare un pizzicotto)
Eleonora È uno sfogo come un altro.
Pelarini Ch'io rispetto e al quale sono, quasi, abituato.
Elena Non vi sarebbe caso di farvi restare con noi stasera?
Pelarini Per me non ho niente in…
Eleonora (dandogli un pizzicotto al braccio) Impossibile!
Pelarini Impossibile!
Elena Un amico di mio marito deve leggere un suo dramma per musica, vorrei avere anche il vostro giudizio.
Eleonora Oh! Quando c'è la signora prima donna, mi pare che basti.
Pelarini E poi io odio i poeti e i maestri di musica, perché sacrificano sempre le seconde parti per favorire le prime.
Antonio Q uesti non è un librettista di mestiere.
Elena Ed accetterà di buon grado le vostre osservazioni.
Eleonora Se si tratta di farvi cosa grata…
Pelarini Quando si tratta di compiacervi…
Antonio Bravi, ma mi raccomando che non succedano scene.
Eleonora Per me farò conto di non aver occhi.
Pelarini Ed io di non aver orecchi.
Antonio Bravi! Così giudicherete meglio.
Servo (annuncia) La signora Clarice, il signor Caffarelli, il signor Sbiaditi.
Elena Oh! C'è anche il decoratore.
Antonio Purché non sbadigli ad ogni istante e faccia venir sonno anche agli altri. (si avvia con Elena incontro ai nuovi arrivati. Eleonora e suo marito siedono sul canapè a destra)
Eleonora (a Pelarini) Sta' qui con me… e contegno!
Pelarini Lascia fare!

 


Scena 5
Caffarelli, Clarice, Sbiaditi e detti

Elena Buona sera, cari amici. Clarice…
Antonio Addio, amici miei.
Caffarelli (parla con voce sottile e molto caricato nei modi) Addio, signori.
Clarice Carissima Elena.
Sbiaditi (sbadiglia spesso ed ha l'aspetto di un annoiato) Vi riverisco.
Clarice (dopo aver visto Eleonora che non saluta) Oh! Dio… non so… non mi sento bene.
Elena Che cosa vi sentite, cara?
Clarice Un po' di affanno.
Caffarelli Vi sarete stancata su per queste eterne scale. Io non so come si faccia ad abitare al secondo piano.
Antonio Volete un po' d'acqua?
Clarice No, è passato. È tutto effetto… di questi benedetti nervi.
Eleonora Se è la nostra presenza che le fa male, ce ne andiamo.
Caffarelli Oh! Eccoli costoro!
Pelarini "Costoro" sarebbero già partiti se la signora Elena non li avesse pregati di rimanere.
Clarice Chi vi dice niente, buona gente?
(Eleonora pizzica il marito)
Elena Andiamo, via, siate buoni che ho bisogno di voi tutti. Assisteremo alla lettura di un melodramma; spero che vi piacerà e che lo proporrete alla direzione.
Sbiaditi (sbadigliando) Una lettura, mio Dio, che noia!
Clarice Chi è il poeta?
Elena È un veneziano, venuto a Milano apposta per dedicarsi a scrivere pel teatro.
Caffarelli Venuto apposta a Milano, e non si è fatto presentare a me? Non è venuto a raccomandarsi?
Elena Ho voluto farvelo conoscere io stessa.
Caffarelli Ah! Va bene.
Elena: Mi farete un vero piacere se lo appoggerete. Gli sta molto a cuore di far accettare il suo melodramma.
Clarice: quando si tratta di compiacervi, figuratevi!
Caffarelli: Vedremo, esamineremo… ma perché tanta gente alla lettura? Quando c'era io e, tutto al più, la signora Clarice, ce n'era d'avanzo.
(Eleonora pizzica il marito)
Pelarini Ahi!
Caffarelli Che cosa dite?
Pelarini Niente, parlavocon mia moglie.
Caffarelli Credevo…
Clarice Lasciateli dire, lasciateli fare.
Elena Via, accomodatevi e che il signor Goldoni ci trovi ben disposti a udire il suo lavoro.
Servo (annuncia) Il signor Carlo Goldoni.
Antonio Eccolo appunto, mi raccomando a voi.
Clarice (siede sul canapè a sinistra con Caffarelli; gli dice piano) Sono curiosa di vedere questo poeta. Pare che Elena si interessi molto per lui.
Caffarelli (piano a Clarice) Sarà un bel giovane!
Eleonora (sempre a destra) Sta' sempre vicino a me.
Pelarini Sì, cara. (Sbiaditi dorme in una poltrona vicino a Pelarini)

 


Scena 6
Goldoni e detti

Elena Avanti, avanti signor Goldoni, ci siamo tutti.
Antonio (piano a Goldoni) Non abbiate paura, fate un complimento a Caffarelli.
Caffarelli (piano a Clarice) non ve l'ho detto che doveva essere un bel giovane?
Elena Ecco qua raccolte le stelle più luminose dell'arte. La signora Clarice prima donna e mia intima amica.
Goldoni (baciandole la mano) Se la vostra abilità è pari alla vostra avvenenza, siete insuperabile.
(Eleonora pizzica il marito)
Elena il signor Caffarelli.
Goldoni (inchinandosi) "Tanto nomine nullum parelogium"
Caffarelli (che non ha capito) Eh!... Sicuro… si fa quel che si può!
Elena (conduce Goldoni da Sbiaditi destato da Pelarini) Il signor Sbiaditi… (Sbiaditi trattiene a stento uno sbadiglio) che sbadiglia sempre, tranne quando dipinge le sue bellissime scene.
Goldoni (gli stringe la mano) Si vede!
Elena E finalmente i coniugi Pelarini.
Eleonora Oh! Non si incomodi con noi.
Pelarini Siamo seconde parti!
Goldoni Il merito non conosce distinzione di parti. (bacia la mano ad Eleonora. Questa presentazione sia fatta rapidamente e con brio)
Eleonora (piano a Pelarini) È molto amabile.
Pelarini (piano a Eleonora) Promette bene.
Elena Suvvia, mi pare che il nostro avvocato abbia ben disposto i suoi giudici.
Antonio Dunque batemo el fero fin che el xe caldo.
Goldoni (levando di tasca un manoscritto) Io non potevo sperare giudici più autorevoli e, spero, più indulgenti. Solo vi prego di compatirmi se sarò un po' imbarazzato…
Caffarelli Oh! Ne ho visti tanti imbarazzati alla mia presenza che so compatire.
Goldoni (punto sul vivo) Procurerò per altro di darmi animo.
Elena Andiamo, signori uomini, avanzate quel tavolino. (tutti si alzano in piedi. Antonio e Goldoni avanzano un tavolino e lo mettono nel mezzo tra i due canapè)
Antonio (piano a Goldoni) Cossa se ghe dirìa a Venezia?
Goldoni (piano ad Antonio) Un lasagnón!
Antonio Sedete, ch'io intanto attizzo il fuoco.
Clarice Bravo perché fa un freddo da gelare.
(Antonio attizza il fuoco nel caminetto)
Elena (facendo sedere Goldoni) Qui nel mezzo il poeta.
Goldoni (accennandole il posto a destra) E qui la sua musa.
Clarice (sedendo a sinistra presso a Caffarelli) Avete sentito? La sua musa!
Caffarelli (sedendo come sopra) E a me non dice nulla!
Eleonora (seduta come sopra, piano a Pelarini) Ricordati di dire sempre il contrario della signora Clarice.
Pelarini (piano ad Eleonora) E tu il contrario di Caffarelli.
Antonio (andando alla sinistra di Goldoni) Ecco fatto. Dunque attenti che si alza il sipario.

                                        DISTRIBUZIONE

                                             Goldoni
                                  Elena                  Antonio
                           Clarice                           Eleonora
                   Caffarelli                                       Pelarini
                                                                             Sbiaditi

Sbiaditi Ditemi, è molto lungo questo lavoro?
Goldoni Cinque atti, ma brevi.
Sbiaditi Cinque atti!
Elena Udiamo, udiamo.
Tutti Sss, ssss…
Goldoni Dunque: (leggendo) Amalassunta, dramma lirico in cinque atti.
Caffarelli Come è intitolato?
Goldoni (un po' impazientito) Amalassunta.
Caffarelli (canterellando) Ama… a… malassun… un… Ah! Ah! Il titolo è lungo come il dramma. Cinque atti: A-ma-las-sun-ta.
Clarice e Sbiaditi Ah! Ah!
Eleonora Mi pare un bel nome.
Pelarini Un nome poetico.
Caffarelli Che cosa c'entrate voi?
Elena Amici miei, mi raccomando! Un nome o l'altro fa lo stesso.
Antonio Sì, sì, andiamo avanti.
Caffarelli Però bisogna cambiare questo nome.
Goldoni Come volete che lo cambi, se è il nome della protagonista?
Clarice Sarebbe forse il nome della prima donna?
Goldoni Sicuro.
Clarice Ed o dovrei rappresentare un personaggio che ha un nome così lungo?
Goldoni (frenandosi a stento) Anche se il nome fosse brutto o antipatico, lo rendereste adorabile assumendolo voi.
(Eleonora pizzica il marito)
Elena Bravo signor Goldoni, le vostre ragioni sono convincenti.
Clarice (piano a Caffarelli) Elena ha fatto il viso lungo.
Goldoni Dunque: "Amalassunta dramma lirico in cinque atti. Personaggi: Amalassunta regina degli Ostrogoti, Atalarico suo figlio, Clodesillo guerriero, Arpagone falso amico di Clodesillo, Teodora sorella di Teodato guerriero".
Caffarelli Dove avete pescato tutti questi nomacci?
Goldoni Scrivendo l'Amalassunta non potevo mettere in scena Clori, Fillide e Tirsi.
Caffarelli E poi ci sono due personaggi più del solito.
Elena Sentiamo intanto il primo atto e poi faremo le nostre osservazioni.
Goldoni Grazie. "Atto primo, scena prima. Clodesillo e Arpagone". Clodesillo è il soprano, Arpagone…
Caffarelli Come? Come? Voi fate aprire al primo attore la scena e lo fate comparire in teatro fra lo strepito della gente che arriva a prendere posto? Affè mia, signore, che di prima scena non mi vedrete.
Goldoni (Santa pazienza!)
Pelarini Sicuro! Le prime scene bisogna affidarle alle seconde parti. Che si sfiatino loro finché il pubblico si è accomodato!
Eleonora Trovo che va benissimo aprire la scena così.
Caffarelli Voi…
Antonio Io trovo che se interrompete ad ogni parola non capiremo nulla.
Eleonora Coraggio, signor Goldoni, queste interruzioni vi dimostrano l'interesse che si prende pel vostro lavoro. (controscene di Clarice e Caffarelli)
Goldoni Dunque posso leggere?
Caffarelli Sì, ma la prima scena bisogna cambiarla.
Goldoni Leggo? (Antonio fa cenno a tutti di tacere. Caffarelli è annoiato e così pure Sbiadini. Clarice è impazientita: Elena ed Antonio con controscene li pregano a stare attenti. I Pelarini soli sono tutt'orecchi) "Scena prima: Clodesillo e Arpagone.
Arpagone Perché sì mesto?
Clodesillo O fido amico, amore
da lungo tempo mi tormenta il cuore.
Arpagone Signor, io ti compiango
perché Teodora ingrata
mal ricambia al tuo affetto.
(Sbiaditi sbadiglia e fa sbadigliare tutti gli altri, eccetto Elena ed Antonio, i quali pregano ora Sbiaditi, ora Caffarelli di star desti. Ciascuno si scusa, sempre gestendo ed incolpandosi a vicenda)
Clodesillo Numi! Che hai detto?
Arpagone Che l'empia ti tradisce.
Clodesillo Oh! Ciel! Favella.
Arpagone Io parlerò, ma frena l'ira in petto.
Clodesillo Ma dimmi dunque…
Arpagone Ell'ama Atalarico.
Clodesillo D'Amalassunta il figlio? Ah! Prence indegno!
Ah! Traditrice infida!
Delle lagrime mie, non fia che rida.
(Antonio fa cenno a Sbiaditi e Caffarelli, che continuano a sbadigliare obbligando a farlo anche agli altri, di prendere una presa di tabacco. Caffarelli si fruga nelle tasche. Goldoni accaloratosi nella lettura non si avvede di nulla)
Clodesillo Dille che in me paventi
un disperato amor;
dille che si rammenti
quanto mi disprezzò.
Non fia ch'io resti inulto,
nol soffre il mio furore
e questo atroce insulto
col sangue io laverò".
Caffarelli Oh! Dio! Non l'ho più!
Tutti Che cosa è stato?
Caffarelli Ho perduto la tabacchiera.
Antonio Eh! Cercatela, la troverete.
Caffarelli Ah! Respiro, eccola qua.
Antonio Guardate se valeva la pena di interrompere.
Caffarelli Caro mio, non è pel valore della tabacchiera, ma è un ricordo del principe di Galles, che me la donò per la mia serata a Londra. Del resto di questi gingilli ne ho tanti da non saper che farne.
Pelarini Anzi vi servono di incomodo.
Caffarelli Sono di quegli incomodi che, si potrebbe giurare, voi non avrete mai.
(Eleonora pizzica il marito)
Elena Infatti se andiamo di questo passo non la finiremo più.
Sbiaditi A dirvi la verità i versi mi fanno sonno.
Caffarelli Diteci l'argomento, così faremo più presto.
Clarice Sì, sì, già si capisce lo stesso.
Eleonora Senza sentire i versi non si capirà niente.
Pelarini Leggete tutto signor Goldoni.
Caffarelli Finitela voi altri.
Goldoni Signori miei, non voglio esser causa di malumori e… (fa per alzarsi)
Elena (lo trattiene) No, no, siate così buono di raccontarci l'argomento e poi leggete i vostri bei versi a me e a mio marito.
Goldoni A voi non posso negar nulla. Aspettate che trovi il filo del racconto. (pensa)
Clarice (piano a Caffarelli) A lei non può negar nulla, capite!
Caffarelli (piano a Clarice) Eh! Ho bello e capito!
Goldoni Dunque i personaggi sono: Amalassunta, prima donna.
Eleonora Che è Clarice.
Goldoni Atalarico tenore.
Elena Siccome qui non c'è il tenore, fingiamo che sia la parte per mio marito.
Goldoni Clodesillo, primo soprano.
Caffarelli Ed unico; io!
Goldoni Teodora, seconda donna. (indicando Eleonora)
Eleonora Che bel nome!
Goldoni Teodato, secondo tenore (indicando Pelarini) e Arpagone basso.
Pelarini Fingiamo che sia Sbiaditi.
Sbiaditi (che dormicchiava) Che cosa?
Pelarini Arpagone.
Sbiaditi Che cosa dite?
Pelarini Che siete Arpagone.
Sbiaditi Sarete voi Arpagone!
Clarice e Caffarelli Ah! Ah!
Antonio Zitti, zitti, santa pazienza!
Goldoni Dunque Atalarico, figlio di Amalassunta, ama Teodora promessa di Clodesillo, la quale gli corrisponde; Arpagone favorisce in secreto questo amore, ma nello stesso tempo lo svela a Clodesillo. Amalassunta accortasene, impone a Teodato di sposare sua sorella subito con Clodesillo.
Sbiaditi Che è l'altro suo figlio.
Goldoni No, suo figlio è Atalarico.
Pelarini (con sdegno) Clodesillo è fratello di Teodora.
Caffarelli (come sopra) Fratello di Teodato.
Elena Teodato non c'entra!
Clarice Atalarico è il secondo tenore.
Elena Amalassunta ha un figlio solo. (parlano tutti insieme assai accalorati, contrastando)
Tutti Teodora, Clodesillo, Teodato, no, sì, non capite niente ecc.    
(si levano tutti sbuffando e gridando)
Antonio Ma, signori, un po' di convenienza.
Goldoni io me ne vado. (il baccano continua)
Antonio (gridando più di tutti) infatti silenzio, perbacco!
Caffarelli (si fa silenzio. Pausa) L'ho detto io che con questi nomi non se ne faceva nulla.
Elena (con grazia a Goldoni) Andiamo si calmi, signor furioso. Ecco, l'ordine è ristabilito, comando io! Tutti ai loro posti. (ritornano di mala voglia ai loro posti come prima, tranne Sbiaditi che per distrazione siede sul canapè al posto di Pelarini e questi siede sulla poltrona)
Clarice (piano a Caffarelli) Guardate quante moine!
Caffarelli Vedo che l'argomento è intricato; mi leggerete il lavoro da solo a solo. per ora ditemi quante e quali arie avete scritto pel soprano.
Clarice Bravo! E quante per la prima donna.
Goldoni A dirvi il vero io non ho tenuto conto delle arie.
Caffarelli Come non avete tenuto conto delle arie? Non sapete che i tre principali soggetti del dramma devono cantare cinque arie per ciascuno?
Clarice Due nel primo atto, due nel secondo ed una nel terzo.
Caffarelli Voi siete capace di aver scritto più per la seconda donna…
Eleonora E la seconda donna non può cantare che una aria sola e di poca importanza, per non offuscare i meriti della prima.
Clarice In quanto a ciò non ho paura che nessuno mi offuschi e voi meno di tutti.
(Eleonora pizzica Sbiaditi credendo fosse il marito)
Sbiaditi (che dormiva, balzando in piedi) Ah! Siete pazza?
Eleonora (confusa) Scusate, vi avevo preso per mio marito.
Clarice e Caffarelli Ah! Ah!
Sbiaditi (a Pelarini) Andate là voi, ché non voglio usurpare i vostri diritti.
Caffarelli Povero Pelarini! Quello è un incomodo (accennando sua moglie) altro che la mia tabacchiera!
Pelarini È un incomodo però che, si potrebbe giurare, voi non avrete mai.
Antonio Infatti il signor Goldoni è venuto per assistere ai vostri litigi…
Caffarelli Caro mio, io ho già bello e capito. Il signore non si è preoccupato punto degli artisti…
Clarice Né delle convenienze teatrali.
Goldoni Io ho scritto il mio lavoro per fare un'opera d'arte e…
Sbiaditi Sentiamo quali scenari e quali decorazioni devono esservi nel vostro melodramma.
Goldoni La scena è stabile nella reggia di…
Sbiaditi Ma che diamine di dramma avete scritto? Scena stabile? Una sola decorazione? Non sapete che lo sfarzo di scenario e di decorazioni è la principale qualità di un melodramma?
Goldoni Oh! Se vogliono proprio saperla, io ho scritto secondo le regole dell'arte e non secondo quelle delle convenzioni. Io ho studiato Aristotile ed Orazio, ho seguito appuntino i loro precetti; ho letto il mio lavoro a letterati distinti e nessuno mi fece le loro osservazioni.
Antonio Non ci riscaldiamo, per carità. Sentite, amico mio in due parole io vi dirò tutto. Voi non sapete che il melodramma per come ora si fa è un'opera imperfetta, sottomessa a regole ed usi che non hanno per verità senso comune, ma che bisogna seguire. Conviene compiacere gli attori, le attrici, il compositore di musica, il pittore, e guai se si osasse violare queste regole.
Goldoni Ma è tempo di finirla ed è tempo che l'Italia si metta a livello delle altre nazioni.
Caffarelli (insieme) Oh! Oh! Avete grandi idee!
Sbiaditi (insieme) È venuto il Messia!
Pelarini (insieme) Ha ragione, ha ragione!
Eleonora (insieme) Parole d'oro!
Goldoni Ed è tempo anche di finirla con questo ridere alle mie spalle, che io non sono venuto qui per essere lo zimbello di un usignolo e di una…
Elena (insieme) Signor Goldoni, calmatevi.
Clarice (insieme) Come parlate?
Caffarelli (insieme) Diventa matto!
Eleonora (insieme) Bravo!
Pelarini (insieme) Ha ragione!
Clarice Cara Elena, io non sono solita a ricevere degli sgarbi; consola tu il tuo riformatore e digli che impari a trattare colle celebrità mie pari. (sta per uscire)
Elena Ma no, Clarice, fermati.
Clarice Il vostro braccio, Sbiaditi.
Elena (piano a Goldoni) Aspettatemi qui che cercherò di placare le sue furie. (forte) Ascolta Clarice, ascolta. (esce dietro a Clarice e Sbiaditi)
Antonio Caro vu, deve coraggio e lassé far a mi. (esce)
Caffarelli (con albagia, ma altresì con paura) Vi compatisco perché siete esaltato, anzi vi do un consiglio: prima di riformare il teatro, riformate il vostro melodramma ed allora forse lo accetteremo. (esce in fretta)
Pelarini Ecco come si incoraggiano i giovani!
Eleonora È una indegnità! Un lavoro così bello…
Goldoni Per carità, lasciatemi.
Pelarini Non vi scoraggiate, signor Goldoni; continuate così e avrete la gratitudine di tutte le seconde parti.
Eleonora E ascoltate la mia profezia; io non m'inganno mai; voi diverrete il primo librettista e il primo tragico d'Italia. (esce con Pelarini)

 


Scena 7
Goldoni solo

Goldoni(dopo aver passeggiato in silenzio pel salotto, ma molto agitato) El primo tragico d'Italia? No! deventarò el primo cantante, el primo balarin, el primo… musico, se ocore, ma vogio scordarme fin come che se tien la pena in man. (passeggiando) Val la pena de studiar, de vegiar le note intiere, de logorarse l'anima e l'ingegno per esser maltratti da quatro ebeti, che ga el genio in gola e che ga ingrumà i sacheti de zechini a forza de trili e de volatine. (davanti allo specchio) Ah! Ah! E ti ti voressi esser el riformator del teatro italian, cambiar adretura tuta l'arte… consumar el to ingegno… Ma quale ingegno? Dove xelo sto ingegno? Chi me ga dito che go ingegno? Dove xelo sto ingegno? Chi me ga dito che go ingegno? Ambizion, vanità bela e bona la xe… smania de aplausi, de onori e no ingegno! Sì i ga rason, son proprio ridicolo… so' un presuntuoso e ti (al manoscritto che ha in mano) no ti xe che el fruto de sta presunzion… Va' in malora anca ti. (fa per gettarlo nel caminetto ma si pente; torna indietro e legge) Ma no, ma no, ma no!
"Oh! Come in noi
vario effetto produce,
Signor, la voce tua! L'anime tutte
al verace sentier chiami egualmente,
l'una più rea si fa, l'altra si pente".
Ma sì, ma sì, questi xe béi versi. E po i carateri xe ben sostenùi, ghe xe contrasto de afeti, bona condota, colorito, passion. Cossa importa se no go messo le çinque ariete per el musico? Se no go dà ocasion a st'altro de spegassar quatro scene. (rilegge) "L'anime tutte ecc.". Sì el mio lavoro xe belo, ma l'arte xe cativa, i cantanti, i atori, el publico, tuti xe viziài. Ma mi no ghe darò el gusto de distruggerlo, lavorerò, combatarò… E per chi? E chi me diçe che gabia rason? La gente se diverte, bate le man… dunque i ga rason lori. Gògio da afrontar mi tuti i pregiudizi, tuti i critici, tuti i nemiçi che me farìa?Per cossa? Per farme bastonar e tor via da vivo e avere forse el confronto che i me meta, dopo morto, una croçe o una lapide al cimitero distinta da le altre? Grazie tante! No, no, no son nato mi per far el martire, ghe çedo sto onor a chi che lo vol, el mondo andarà avanti anca senza le mie commedie e mi no perdarò l'apetito. Qua, qua. (andando al caminetto) Brusite ti e co ti tutte le mie illusion. (getta il manoscritto nel fuoco, pausa. Mestamente stando appoggiato al caminetto) E quando a Venezia i savarà la bela fin che ti ga fato… ghe sarà de quei che se sfregolarà le man… Ela gavarà caro, la ghe contarà ale so amighe. Me par de sentirle: " Dunque el xe po tornà senza la corona de aloro?… Vedendo de no aver fortuna cole done el xe andà a farghe la corte ale Muse; ma le ga sarà la porta int'el viso. Se vede proprio che el xe destinà a far fiasco". Oh! Dio, oh Dio sento che el sangue me va alla testa. No ghe xe che una sola creatura a sto mondo che me vogia ben… mia mama… ela sola penserà a mi… ela sola forsi adesso nela so camareta prega el Signor per el so Carlo… e mi la go abandonada per scampar da un'illusion che me irideva e per corer adrìo de una larva che xe sparìa… (piangendo e volendo vincersi, comicamente) e per fifar come un tutelo, pusà sul camin… Andemo andemo, mi so' nato pacifico e gnanca per questo no vogio scaldarme el figà. Oh xe qua qualchidun… che no i me veda… (si asciuga gli occhi ed ostenta un'aria disinvolta)

 


Scena 8
Elena, Antonio e detto

Elena (con premura) Per carità, perdonateci. Clarice si è fatta venir male…
Goldoni Ma nulla, nulla!
Antonio Io sono mortificato, non so che cosa dire. Ma se non vi spiace adesso andiamo a cena, ho già fatto apparecchiare e ghe ne bevaremo un goto de quelo che toca el beco ale stele.
Goldoni Bravo, questa è un'eccellente idea.
Elena E dopo ci leggerete… Ma che cosa avete? Siete stravolto…
Antonio Gavé i oci rossi…
Goldoni Oh! Niente… Ho preso un po' di caldo al fuoco, faceva freddo ed ho provato se l'Amalassunta era buona almeno per scaldare il caminetto. Ah! Ah!
Elena Avete abbruciato il manoscritto?
Antonio Gavé brusà el libro?
Goldoni (comicamente) Il sacrificio è consumato! Mi è costato un po' di fatica, ma è fatto! Avevate ragione: ho sentito al primo passo che il terreno scottava ed ho ritirato il piede, vi assicuro per sempre. Vedete, sono calmo, vi parlo con serenità.
Elena Ma dunque… il vostro entusiasmo?
Antonio I vostri castèi in aria?
Goldoni In fumo!
Elena Il sorriso della… donna gentile?
Antonio la streta de man del galantomo?
Goldoni In fu… cioe no, non ne parliamo più.
Elena Andiamo, andiamo a cena e, passata un po' la tristezza, faremo un brindisi al nostro autore, a dispetto di Caffarelli.
Goldoni No, l'autore è morto. (comicamente) Ve lo giuro su queste ceneri, non iscriverò più pel Teatro. L'Italia avrà un autore di meno, ma un avvocato di più…
Antonio E no saré çerto un avvocato dale cause perse.
Goldoni (offrendo con galanteria il braccio ad Elena, le dice con intenzione) Lo spero, e voi?
Elena (con un po' di civetteria) Ne sono, quasi, sicura.
Antonio (colla solita azione) Digo, vecio, andremo a çena!
Goldoni (avvedendosi come il solito) Ah! Ah! Sì, andremo a çena. (offre l'altro braccio ad Antonio e partono ridendo)

 


Epilogo alla commedia

Lo avete mai veduto un giovin damo,
pieno d'ira, partirsi dall'amata
donna, giurando di non più varcarne
le soglie infide? Se mai ciò v'accadde,
certo che ne avreste riso e fra voi detto:
"Va' là, grullo! Cotesti tuoi son voti
Da marinaro". Ebbene, un caso simile
l'avete ora sott'occhio. Quel ragazzo
che si dispera, è innamorato fradicio
di madonna Talìa, la musa comica,
e non gli date retta se vi viene
a protestar dei sui proponimenti
d'abbandono. Ma che? sono sfuriate
che passano. Fra due, tre giorni al più,
torna pentito ai suoi piedi, scommetto,
e lei finisce a sorridergli come
prima, a serrarselo al petto, a giurarglisi
amante per la vita, e non in faccia
alla sola Venezia, ma all'Italia,
al mondo tutto. E numerosa prole
fia che nasca da lor, bella, felice,
immortal. Se calò la tela, mentre
ei si sfaceva in lagrime, lasciate
che pianga e s'arabatti, e pesti i piedi.
Non è poi un gran male, anzi è un gran bene
che la corona non gli sia piovuta
lì per lì sulla tempia. Guai se largo
sudore non le innaffia le corone
de' poeti! L'Italia è sì gran mamma,
cui non appaga vanità di figli,
né lieta va di non sudati allori.
Forse manco l'autor che se gli cinge,
perché poco si pregian quelle cose
che costan poco. Eh, l'arte è una signora
rispettabile, e vuole che per mille
seri argomenti le si attesti il forte
amor, né al primo vagheggin si dona
che le fa gli occhi dolci. Ecco le cose
che sfuggite non possono essere ai giovani
produttori; ma certe altre le deggiono
aver capite anche i critici e il pubblico,
che, mi si passi per l'amor d'antitesi,
sono i consumatori del mercato
drammatico. La strada è lunga, l'arte
difficile, le prove aspre: l'abbiamo
veduto or ora in uom divinamente
privilegiato. Figurarsi poi
la comune degli altri… E dunque notinsi
gli errori, ma anche i pregi; accese tengansi
amendue le partite, e non si calchi
il germe che sarà… che potrebb'essere
un giorno quercia. Questo io dico in nome
della giustizia… ma del resto faccia
ognuno come gli aggrada. Tanto il genio,
anche l'ingegno – parlo, ci s'intende,
del vero e forte ingegno – verrà sempre,
come il sughero, a galla, e niuna lotta
cacciar lo potrà in fondo; testimonio
cotesto Carlo nostro, cui l'antica
invidia e il tardo obblio oggi non vieta
il monumento. A lui sia gloria! E noi
allattino le muse, con licenza
di babbo Apollo; né l'onesta critica
più del non facil pubblico,
ci si mostri severa.
E qui finisco io pure… Buona sera!

 


APPENDICE
Note
I personaggi raggiungono un numero max di nove attori in scena per quasi tutta la durata della rappresentazione, uno dei quali riveste un ruolo doppio. Oltre agli attori della piecè, viene proposto un attore/narratore come figura staccata dalla vicenda, che riveste un ruolo descrittivo, in cui riporta prologo e epilogo, rispettivamente presentazione e chiusura della commedia.
Il ruolo principale è coperto da un giovane Goldoni che presenta il suo primo libretto d'opera a un gruppo di cantanti lirici poco interessati ed estremamente eccentrici, i quali, interrompendo con costanza la lettura del drammaturgo, fino a costruire un dibattito parallelo, compromettono la presentazione e inducono Goldoni a compiere il gesto estremo di distruzione del manoscritto. Per fabbricare uno scampolo dell'Amalassunta, di cui far leggere qualche tratto ad alta voce al giovane Goldoni, Gallina si misura coi libretti del melodramma del suo tempo storico, prendendone spunto. 
Il ritmo di recitazione varia a seconda dei personaggi, e alla musicalità del loro ruolo in scena. Infatti, le battute di Goldoni e Grossatesta si differenziano a seconda dell'uso dell'italiano rispetto al dialetto veneziano, grazie a distinte sonorità; i dialoghi tra i cantanti lirici vengono enfatizzati da battute parlate rispetto a melodie più o meno armoniche; ritmi alternati proposti in contrapposizione alla flemma verbale e fisica del decoratore.
All'interno della commedia compaiono due categorie distinte: i personaggi reali, quelli realmente esistiti, tra questi Carlo Goldoni, Antonio Grossatesta e sua moglie, il cantante Caffarelli, e i personaggi inventati, frutto dell'immaginazione galliniana, quali altri cantanti lirici, i Pelarini, e il decoratore Sbiaditi.
La scena in cui si svolge l'azione è un ambiente unico: il salotto della casa di Grossatesta.

 


Interpreti
Ruolo in ordine di apparizione

Antonio Grossatesta Luca Brazzolotto
Elena Ana Maria Aguilera
servo - Sbiaditi Valentina Carpenedo
Carlo Glodoni Maria Elena Piovesan
Pelarini Atanas Georgiev
Eleonora Antonella Tranquilli
Caffarelli Alessandro Maione
Clarice Silvia Galluccio
Narratore prologo/epilogo Dario Masciello

Messa in scena
Caterina Bonelli

Aiuto
Alessandro Maione

Ensamble musicale, sulla musica di Antonio Vivaldi
Ester Vianello, violoncello
Silvia Galluccio, voce

Scena e accessori
Claudia Corò e Matteo Torcinovich

Costumi, maschere e trucco
Giorgia Franzoi

 


Documentazione fotografica della rappresentazione
incluse le immagini di presentazione
di Marco Ferracuti